
«Più due alternative sembrano altrettanto attraenti, più può essere difficile decidere ma, al tempo stesso, la scelta conta di meno». 🔮
È il paradosso di Fredkin, secondo cui le grandi decisioni della vita andrebbero prese allo stesso modo in cui si prendono le decisioni quotidiane: senza pensarci troppo, affidandosi un po’ all’istinto e un po’ al caso. Insomma, se tutte le scelte ci attirano allo stesso modo e non riusciamo a eliminare i nostri dubbi pensandoci ancora un po’, allora la scelta finale non è poi così importante.
Ci avete mai pensato? Per quanto mi riguarda, da quando ho avuto modo di conoscere questa teoria qualcosa è scattato nella mia mente: quasi di colpo ho smesso di scegliere la calma, la cautela, la riflessione portata all’estremo che puntualmente si esauriva in se stessa. In effetti, prima di quel momento non ho fatto che comportarmi come l’asino di Buridano, che si trova alla stessa distanza tra il fieno e l’acqua, ha fame e sete ma non riesce a prendere una decisione e finisce per morire di fame e di sete.
«Il paradosso nasce da questo: ci arrovelliamo e ci agitiamo tanto nell’inutile speranza che sia sufficiente per prevedere il futuro. Nel peggiore dei casi finiamo per scartare le opzioni che potrebbero essere giuste e scegliamo quella sicuramente sbagliata: la paralisi». 🥀
Quando ho scelto di cambiare e ho preso prima una, poi due, tre decisioni drastiche senza dar modo alla paura di radicarsi, è successo qualcosa di magico. L’istinto e una certa dose di incoscienza finalmente si sono presi il proprio spazio – quello che avevo sempre negato loro – e hanno dato un’accelerata al tempo, dandomi al contempo la sensazione di averne “recuperato” molto e rendendo tutto molto più interessante.
Conclusione? Saltare nel vuoto è difficile e spaventoso, ma è sano, è necessario… e dopo un po’ diventa divertente. Se uno ci pensa troppo, quel salto non lo fa. Ma che spreco.
** In foto: Grotte di Ripalta, Bisceglie (Puglia)
Letture consigliate
Il deserto dei tartari, Dino Buzzati
Stoner, John Williams
Gli indifferenti, Alberto Moravia